Come da tradizione, l’ultimo abbraccio del Papa è con loro. I volontari, il motore nascosto di questa e di tutte le giornate mondiali della gioventù: 20.000 presenze discrete e fedeli, che “con generosità e dedizione” – dice loro il Papa incontrandoli alla Tauron Arena – hanno “aiutato e servito le migliaia di giovani pellegrini”, offrendo “una testimonianza di fede e un grande segno di speranza per la Chiesa e per il mondo”.
“Siete la speranza del futuro”, aggiunge il Papa . Ma, chiarisce, per esserlo realmente occorre che si verifichino “due condizioni”. “Bisogna avere memoria del passato, del proprio popolo, della propria storia, del proprio Paese e del proprio cammino, di quello che abbiamo ricevuto dai genitori e dai nonni”, spiega il pontefice sottolineando che “un giovane senza memoria non può essere speranza per il futuro”. Guardandoli negli occhi, domanda loro, quasi a bruciapelo: “mi promettete che per preparare la Gmg di Panamà parlerete di più con i nonni e con gli anziani?”. E poi Francesco, in un dialogo interrotto dagli applausi e delle risposte corali, ricorda che per essere speranza del domani occorre “avere coraggio nel presente, non spaventarsi, lottare”.
“Non so – confida il pontefice – se a Panamà ci sarò, ma quello che è sicuro è che Pietro ci sarà. E Pietro vi chiederà se avete parlato con i nonni e se avete seminato per il futuro”. Un compito, una sfida, un impegno concreto.