Silenzio e domande, che interpellano l’animo sul tema più bello e impegnativo: la misericordia. La catechesi che il cardinale Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo, stamattina ha donato ai giovani delle otto diocesi delle Marche si dipana così, in un dialogo che respira di riflessioni e passi evangelici legati all’Anno giubilare. Un abbraccio fatto di sguardi e parole, quello tra “don Edo” e i ragazzi, ormai abituati allo stile schietto con cui l’arcivescovo, in ogni Giornata mondiale della gioventù, li incontra. Nella parrocchia di Sulkowice, paesotto polacco che spicca in mezzo al verde, scorrono i video, si canta insieme e si prega, assieme agli altri vescovi della regione. In un diario, penna e libretto del pellegrino in mano, le domande che albergano nel cuore di ciascuno. Sogni, inquietudini che attendono risposte convincenti e non semplici consigli. Libertà, futuro, giudizio, e, ovviamente, quale volto dare alla misericordia. “Non sono Pico della Mirandola, ma, come sempre, cercherò di parlare specchiandomi nel mio vissuto”. Spiega la realtà, il cardinale, e ricorda che “oggigiorno ci portiamo addosso una debolezza che è diventata smania di essere perfetti e il peso di apparire onnipotenti e perfetti. Quando facciamo così, però, siamo i più stupidi del mondo: la stima di noi stessi va letta alla luce di quello che vuole Dio”. Poi, le “tipiche” storie che con il suo piglio Menichelli usa per spiegare gli aspetti più delicati del vivere. Come il perdono. Si emoziona il vescovo Edoardo, quando in un foglietto gli viene chiesto come è nata la sua vocazione, ripercorrendo la sua storia personale e mostrando ai giovani tutta la sua umanità per testimoniare come possono cambiare le prospettive dell’esistenza, quando la ferita di un lutto che priva dell’amore dei genitori e rende tutto più terribile. È proprio in quell’intercapedine di dolore la chiamata ad entrare in seminario, dice Menichelli, che “si è fatta viva per la prima volta la misericordia”. Perché, aggiunge, “Dio fa sempre a modo suo, conducendoci dove vuole lui, nel viaggio dell’esistenza umana”. “Non cedete, cari ragazzi, alla tentazione della cultura contemporanea – conclude – che intende privarvi della fatica della croce che porta salvezza: la croce è radicata nella vita, non rendiamola inutile”. E strappa applausi scroscianti, una vera e propria standing ovation, il cardinale marchigiano a cui gli occhi diventano lucidi, rendendo questa mattinata unica.
(Francesca Cipolloni)