Celebrare il Giubileo dei giovani, della scuola e dell’università nei giorni in cui vengono accolti in diocesi la Croce di San Damiano e la statua della Madonna di Loreto, i simboli della Gmg, mentre si cammina verso Cracovia nell’Anno Santo della Misericordia. Una «felice coincidenza», la si potrebbe definire se l’espressione non fosse troppo riduttiva per descrivere il bel momento di spiritualità, festa e fraternità vissuto dai ragazzi di Campobasso-Bojano sabato e domenica scorsi. «Legando insieme le diverse circostanze, abbiamo attraversato la Porta Santa con il desiderio di vivere esperienze di misericordia nelle carceri, negli ospedali, nelle case di riposo, cioè in tutte le realtà che vedono un impegno dei giovani, in modo che il Giubileo possa rafforzare quello che già si fa sul territorio sia a livello di formazione che di attività», spiega don Nicola Maio, incaricato diocesano della pastorale giovanile. Non a caso, infatti, la «due giorni» è iniziata alla casa circondariale di Campobasso con «un dialogo tra i ragazzi e i carcerati che, a partire dalla catechesi, hanno posto loro delle domande, anche provocatorie, sul senso della misericordia».
I giovani si sono poi ritrovati nella chiesa di San Leonardo per l’adorazione della Croce di San Damiano e per la veglia animata da un gruppo di «Luci nella Notte», che ha invitato altri coetanei ad unirsi alla preghiera.
«L’indomani ci siamo spostati a Bojano per vivere anche lì, sempre alla presenza dell’arcivescovo Giancarlo Bregantini, un momento di festa, accoglienza e catechesi sul Crocifisso e sulla necessità di non mettere croci sugli altri, ma di sperimentare la misericordia », racconta don Maio sottolineando la bellezza e la profondità di questo Giubileo diocesano. In attesa di quello che si celebrerà a Cracovia in occasione della Gmg: «Saremo circa 130: per evitare che l’evento fosse fine a sé stesso, abbiamo pensato di ‘inviare’ due o tre delegati da ogni parrocchia così che al rientro possano portare ai coetanei e alla comunità il tesoro di grazia che hanno ricevuto in Polonia».
(Articolo di Stefania Careddu tratto da “Avvenire” – 02.03.2016)