“Il perdono è l’unica via per essere liberi dall’odio. Scegliete sempre e comunque la via del perdono che è la più faticosa ma la più leggera”. Ha esordito così, monsignor Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, il suo dialogo con i 3.000 giovani italiani radunati nella parrocchia di Szczepanow, 60 km da Cracovia, per il secondo giorno di catechesi, incentrata tutta sul tema della misericordia e del perdono. Spunto di partenza è stata la proiezione di un video con la storia di Francesco Pirini, 80 anni, sopravvissuto all’eccidio di Monte Sole (più noto come strage di Marzabotto), a Bologna, nella quale tutta la sua famiglia perse la vita per mano delle SS tedesche, da lui poi perdonate. Settanta anni dopo quella strage, ha fatto notare una giovane, le cose non sembrano cambiate. Che cosa fare allora? “Il male spesso è dentro di noi, ci contamina – ha detto l’arcivescovo – ma non possiamo adeguarci alla logica dell’altro come nemico. Siamo in un mondo inquinato dall’odio. Quando si parla di profughi come nemici si semina odio. Il rischio è quello di costruire un domani segnato dall’odio. Per disinquinare il mondo dall’odio servono misericordia e perdono”. Dalle domande dei giovani anche un capovolgimento di prospettiva: Dio perdona, ma le persone devono perdonare Dio? Più concretamente: come si fa ad accettare una malattia in una persona giovane? Chiara la risposta di mons. Zuppi: “Dio perdona tutto però non può essere perdonata una cosa: la bestemmia contro lo Spirito Santo cioè non credere all’amore di Dio. Come dire: il Signore ti perdona ma tu non gli apri la porta. Dio – ha aggiunto il presule – non porta malattie o disgrazie. Gesù è salito sulla barca con noi. Lui sta dalla parte di chi soffre. È un Dio della Misericordia che fa sua la nostra sofferenza”.
(Michela Mosconi)