La misericordia non è un concetto di cui cercare la definizione: «È la carne di Gesù, è una persona verso cui buttarsi». E come viverla, con le nostre povere forze? «Provate. Fate esperimenti. Gesti concreti di misericordia». Padre Vittorio Viola ha guidato la catechesi nella parrocchia di Zmartwychwstania (che concorre per la parrocchia al mondo con più consonanti), in un sobborgo di collina a sud di Cracovia. Davanti a lui centinaia di giovani di Arezzo, Pescia e Pisa. Attentissimi. Accanto a lui il vescovo di Livorno (pisano di origine), Simone Giusti. Padre Viola, francescano, 50 anni, origini biellesi, da neppure due anni vescovo di Tortona dopo una lunga permanenza ad Assisi, ha inaugurato la nuova stagione delle catechesi alle Gmg: niente discorsi scritti, ma risposta a braccio alle domande dei ragazzi.
Domande sul tema della misericordia, sul proprio senso di inadeguatezza, sul saper amare gli altri quando a volte non riusciamo ad amare nemmeno noi stessi. «La misericordia – ha ricordato padre Viola – va oltre i nostri ragionamenti e non è neppure un semplice “valore”». Come conoscerla? «La misericordia si è incarnata. È un amore “da morire”». Un esempio concreto di questo amore sconfinato? Padre Viola racconta una storia vera. Un giovane si sposa ma dopo appena tre mesi scopre che la moglie lo tradisce, e lo tradiva. Una sera torna a casa e lei se n’è andata. Rimane alcune ore accasciato sul divano, paralizzato. Non sa che cosa pensare né cosa fare. Alla fine si alza, indossa l’abito del matrimonio, esce, la va a cercare, la trova e si presenta: «Io sono il tuo sposo».
Così è Dio. Per quanto grande sia il tradimento dell’uomo, la sua inadeguatezza, il suo peccato, Dio non smette di amarlo, perché non può fare altrimenti, non può contraddire se stesso. Che fare? «Non parlate di Gesù – è il consiglio finale di padre Viola – ma parlate da Gesù. E soprattutto arrendetevi all’amore. Dio non è Qualcuno da raggiungere ma Qualcuno a cui arrendersi».
(Umberto Folena)
