«Sono stato ad Auschwitz quattro volte in meno di un anno e tutte le volte ho assistito alla stessa scena. Vedevo ragazzi che scendevano dal pullman ridendo e scherzando come fanno tutti i ragazzi. Li incrociavo dieci minuti dopo nel campo ed erano silenziosissimi. Auschwitz fa aprire gli occhi su questo abisso di male provocato da uomini contro altri uomini». Don Michele Falabretti, Direttore del Servizio nazionale di Pastorale Giovanile, descrive così in una recente intervista l’impatto con il campo di sterminio. «La sfida vera – prosegue don Michele – è far capire ai ragazzi che Auschwitz non è il luogo dell’ esorcismo, che il male che è esistito lì non ha l’ ultima parola».
Una sfida che tantissimi educatori e accompagnatori affronteranno durante la GMG: Auschwitz dista meno di un’ora da Cracovia, e sono già oltre 200.000 i pellegrini da tutto il mondo che hanno prenotato la visita al campo. Molti di loro sono italiani.
E se Auschwitz è in qualche modo l’emblema del male, della violenza becera e inumana, la sfida tracciata da don Michele si spinge più in profondità. Nella vita tutti noi ci troviamo ad affrontare il dolore, e l’educatore ha ogni volta il compito di mostrare che, proprio come ad Auschwitz, il male non ha l’ultima parola.
Alla Fiera della GMG il laboratorio per gli accompagnatori ad Auschwitz sarà guidato da un illustre pedagogista: il professor Raffaele Mantegazza, docente di Pedagogia Interculturale presso l’Università di Milano Bicocca. Il prof. Mantegazza è un amico del Servizio Nazionale di PG. Lo abbiamo conosciuto al Convegno Nazionale di Brindisi, nel 2015, quando intervenne con una relazione dal titolo: “PREADOLESCENTI, ADOLESCENTI E GIOVANI. Per un vocabolario di pastorale giovanile”.
Nato a Como nel 1966, dal 1999 insegna presso la facoltà di Scienze della Formazione in Bicocca. Ha pubblicato oltre 40 libri e circa 200 articoli su riviste specializzate. Ha svolto attività di ricerca interculturale in Senegal, Kosovo, Giappone, Romania, Germania e Israele.
Il professor Mantegazza ha studiato a lungo la shoah, soprattutto nelle sue declinazioni pedagogiche. Alla Fiera della GMG partirà da un punto fermo: la storia è sempre storia contemporanea. La visita al campo, dunque, va accompagnata con una contestualizzazione nel passato; ma lo sterminio nasce da pulsioni e azioni umane, che occorre leggere e provare a comprendere a fondo anche nel presente. Solo così il confronto con l’esperienza del male può interrogare le coscienze dei ragazzi; e solo così la storia può davvero ammonire a non commettere più le atrocità già compiute.
Questa, in estrema sintesi, la traccia che il professor Mantegazza intende sviluppare nel suo laboratorio:
- Unicità della shoah e del campo di sterminio come dispositivo inedito di potere
- Auschwitz nella coscienza dei ragazzi di oggi: la storia è sempre storia contemporanea
- La preparazione della visita al campo: non solo emozioni, non solo nozioni
- I rischi e le criticità: il revisionismo storico, l’eccesso di commozione, la delusione
- Il ritorno dal campo: dal pellegrinaggio alla testimonianza
Le modalità di tutti i laboratori, che dureranno per l’intera giornata di sabato 21 maggio, saranno interattive e dinamiche. Non si tratterà di relazioni frontali, ma i momenti di esposizione da parte dell’ospite saranno arricchiti e completati da tempi di confronto e dibattito, anche mediante suddivisione in gruppi e attività pratiche.
Materiali utili:
“Il bagaglio ideale per visitare Auschwitz”, Avvenire, 27 gennaio 2016 (di R. Mantegazza)
“Auschwitz: chi è l’uomo?” (Materiali di approfondimento a cura del SNPG)