Nella pace di Sacrofano, tra le colline del Parco di Veio, si percepiva tanta emozione. Un mix di attesa e curiosità, e quella meraviglia nel sentirsi parte di qualcosa di grande, più grande di ciascuno di noi. Grande è la GMG, con i giovani che si radunano da ogni latitudine. Grande è l’Italia, con le sue realtà così diverse e così simili. Grande è la vita di ogni ragazza e di ogni ragazzo, di ogni giovane che incontriamo, e che proviamo ad accompagnare con tutta la cura possibile.
Che cosa resta dei giorni di Sacrofano, di questo intenso week-end in “Fiera” per prepararci al meglio alla GMG?
Per prima cosa resta la compagnia. Ci siamo incontrati in più di 400 e abbiamo condiviso del tempo insieme, sogni e progetti, una chiacchierata, battute e risate. Nella Messa del venerdì sera si leggeva il brano dal capitolo 6 del Siracide, che parla proprio di amicizia. È bello sentirsi e scoprirsi amici: educatori che prima di tutto si mettono in gioco personalmente e condividono la vita, con le fragilità e i successi, con le storie diverse in base alla terra d’origine e alle mille vicende di ogni esistenza.
Resta la dimensione del camminare. Qualcuno diceva che, con la Fiera, la GMG è iniziata: Cracovia ormai è proprio all’orizzonte. Ma in realtà la GMG è iniziata da più di un anno, in questo percorso #versoCracovia fatto di tante tappe, dalle parrocchie alle diocesi e fino al livello nazionale. Un momento significativo di cammino è stato anche il pellegrinaggio alla Porta Santa nella mattina di domenica. Ci siamo sentiti parte del popolo di Dio, che sceglie di stare sulla strada della vita e specialmente in mezzo ai giovani, con lo stile della misericordia.
Resta il valore della formazione. Educare è un’arte che va continuamente affinata. Per questo è stato importante prepararsi su come essere guide ad Auschwitz, illustrare le bellezze di Cracovia, accompagnare spiritualmente i giovani, fare catechesi per mezzo dell’arte. L’improvvisazione è nemica della cura, e un grande grazie va ai relatori che hanno messo a disposizione le loro competenze. La sfida ora è proprio di rendere fruttuosi questi contenuti, perché arrivino ai giovani: quelli che verranno a Cracovia, e quelli che incontreremo prima e dopo, nei percorsi quotidiani all’interno delle comunità locali.
E alla fine, o forse al cuore dell’esperienza, ci resta proprio il contatto con le vite delle persone. È bello pensare che ognuno dei partecipanti alla Fiera, ascoltando una relazione o facendo una domanda, avesse davanti agli occhi i volti veri dei giovani della sua diocesi. Anche la Fiera è stato uno strumento: per crescere nella formazione, ma soprattutto per offrire qualcosa che potrà maturare solo dentro una rete di relazioni autentiche e continuative. Lo diceva monsignor Nunzio Galantino nell’omelia della Messa in San Pietro: se non creiamo relazione – a modello della Trinità – all’interno delle nostre chiese locali, tradiamo proprio quell’invito alla relazione che è costitutivo del nostro Dio in tre persone.
Cracovia è all’orizzonte. I giovani che educhiamo, i giovani con cui ci confrontiamo e discutiamo, i giovani che magari sono lontani ma che vorremmo incontrare, sono davanti ai nostri occhi.
(g.a.)