In quel Venerdì Santo “molti discepoli ritornarono tristi alle loro case, altri preferirono andare alla casa di campagna per dimenticare la croce. Vi domando: come volete tornare questa sera alle vostre case, ai vostri luoghi di alloggio? Come volete tornare questa sera a incontrarvi con voi stessi?”. Al termine della Via Crucis, al Parco di Blonia, papa Francesco riprende il dialogo con i giovani, iniziato mercoledì sera quando, in collegamento con la Festa degli italiani, li aveva esortati a non farsi vincere dalla vita, ma ad andare avanti con gioia, nonostante le ferite e le cicatrici.
Il papa li sprona ancora, chiedendo loro di “non vivere la propria vita a metà”, ma di spendersi “nel servizio gratuito ai fratelli più poveri e più deboli”, perché “il Signore vuole fare di voi una risposta concreta ai bisogni e alle sofferenze dell’umanità, vuole che siate un segno del suo amore misericordioso per il nostro tempo”.
Ma per realizzare questo, chiarisce il pontefice, non c’è altra strada se non la Via della croce che è “la via della felicità”, la via “che non teme insuccessi, emarginazioni o solitudini, perché riempie il cuore dell’uomo della pienezza di Gesù”, è la via “della vita e dello stile di Dio, che Gesù fa percorrere anche attraverso i sentieri di una società a volte divisa, ingiusta e corrotta”.
La Via della croce, scandisce, “è l’unica che sconfigge il peccato, il male e la morte, perché sfocia nella luce radiosa della risurrezione di Cristo, aprendo gli orizzonti della vita nuova e piena”. “È la Via della speranza e del futuro. Chi la percorre con generosità e con fede – conclude – dona speranza e futuro all’umanità”.