Durante il Giubileo dei ragazzi, Roma è diventata un grande racconto della misericordia. Merito delle sette Tende che in altrettante piazze descrivevano ai ragazzi le opere di misericordia corporale.
Ciò che è accaduto all’interno delle Tende ha suscitato curiosità e meraviglia. In ogni tenda i ragazzi erano invitati a lasciare un post-it con un loro pensiero: le frasi che hanno scritto dimostrano che gli adolescenti sono spesso più maturi, consapevoli e “grandi” di quanto crediamo. E proprio perché l’esperienza delle Tende è stata tanto significativa, vale la pena che ci fermiamo a rielaborarla.
Partiamo dal contenuto: si trattava di un momento di catechesi, dato che nelle Tende era sviluppato un tema della dottrina cattolica (le opere di misericordia corporale, appunto). Ma una catechesi diversa, perché sviluppata con linguaggi vicini ai ragazzi: il video, le immagini, l’opera d’arte, la narrazione attraverso testimonianze di vita. Parlare agli adolescenti con i loro linguaggi, come ci ha dimostrato anche Papa Francesco, è il primo passo per “entrare in connessione” con loro.
Poi, nelle Tende i ragazzi non erano spettatori passivi. La trasmissione del contenuto di fede è avvenuta anche mediante il coinvolgimento personale dei ragazzi, espresso in particolare per mezzo dei post-it. Gli adolescenti ci chiedono di essere interpellati, vogliono essere protagonisti e condividere ciò che della vita li scuote e li provoca. E questo può avvenire solo se ci sono educatori capaci di mettersi in discussione e offrire ascolto, empatia, dialogo.
Infine, riflettiamo sul senso di installare le Tende nelle piazze della città. È stato un segno di apertura, un tentativo di essere “Chiesa in uscita” come Papa Francesco ci invita in continuazione. “Chiesa in uscita” perché aperta al mondo, pronta a dare testimonianza di esperienze valori e che vanno contro corrente, ma senza la pretesa di giudicare gli altri. Per le sette Tende sono passati i ragazzi e le ragazze del Giubileo, certo; ma anche tanti turisti e cittadini di Roma, giovani e meno giovani, che magari si sono sentiti toccati da un racconto, un volto, un disegno.
Per tutto questo, è evidente un fatto: le Tende non sono state un’esperienza isolata, ma il tentativo di realizzare un progetto pastorale basato appunto sui linguaggi di oggi, con il coinvolgimento di tutti (educatori ed educandi) e in dialogo col mondo. E’ importante che queste suggestioni non si fermino al Giubileo. Giorno per giorno, in modi differenti a seconda delle realtà territoriali, dovremo cercare di continuare nel cammino. Le Tende ci lasciano uno strumento prezioso: gli oltre trenta video girati nelle piazze, che possiamo riutilizzare nelle attività con i gruppi o durante i “grest” e gli appuntamenti estivi. Se vogliamo, possiamo continuare a interrogarci, insieme, su come rendere sempre nuovo l’annuncio della Buona Notizia, soprattutto alle generazioni più giovani.
(G.A.)