Il cristianesimo non è un insieme di dottrine, è un incontro che ti cambia la vita. “Senza una relazione personale con Gesù, non è possibile perdonare”. L’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice infiamma i ragazzi con la passione dei suoi interventi. Li invita alla concretezza del Vangelo. Li mette in guardia dal rischio di ridurre la carità a banale filantropia. L’opera di Gesù nella nostra vita è riassunta in due passi del Vangelo di Giovanni, da mandare a memoria – spiega -. Sono facili da ricordare – aggiunge -: 13,15 e viceversa 15, 13. Il primo è l’indicazione di Gesù alla lavanda dei piedi: “Come ho fatto io fate anche voi. Il secondo l’ho ritrovato sulla tomba di don Pino Puglisi, di Romero e dei martiri del Congo: nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Nella parrocchia di Santa Kinga colma di giovani e di attenzione, il pastore palermitano, stimolato dalle domande, legge una lettera di don Milani contro i rischi dell’imborghesimento, parla di don Pino Puglisi, che ha conosciuto personalmente, ricorda lo sguardo e la frase, “me l’aspettavo” che rivolse a chi gli sparava. Frase detta con il solito sorriso buono, sguardo che ha penetrato il cuore del suo assassino tanto da portarlo alla conversione. “Don tre P lo chiamavano, cioè padre Pino Puglisi ma soprattutto Parola di Dio, pane eucaristico, poveri”. Perché non si può essere cristiani adatti per l’oggi solo sottolineando la dimensione sociale del Vangelo. Non si entra nella vita cristiana – aggiunge Lorefice -, se non c’è consuetudine “con Gesù Parola vivente, corpo spezzato povero”. Di qui il richiamo alla frequentazione costante della Scrittura e alla centralità dell’Eucaristia, per imparare, per trovare l’energia di fare le cose che faceva Gesù. “Ogni domenica noi annunciamo la morte del Signore e la sua Risurrezione. È lì, nella comunione con Lui – spiega Lorefice – che troviamo la forza di cambiare il mondo”. Celebrazione eucaristica, che al termine della catechesi è stata presieduta dall’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi.
(Riccardo Maccioni)