Sono 18, vengono da nord a sud e sono gli animatori di Casa Italia. Non sono dei privilegiati, ma sono giovani a servizio di altri giovani, giovani pronti ad accogliere chi arriva, a regalare sorrisi, e trasformare un luogo estraneo in una vera e propria casa.
“Volevamo un luogo dove chiunque entrasse si sentisse libero e accolto, volevamo fare casa e i ragazzi ci sono riusciti – ha detto don Michele Falabretti. Hanno preso questo luogo come fosse davvero un posto familiare, io non ho dovuto pensare ai turni o dare compiti giorno per giorno. Se c’era da pulire si puliva, se c’era da ascoltare si ascoltava, proprio come accade quando aspetti un ospite”. I ragazzi hanno capito cosa intendevamo per casa, anche grazie agli incontri di formazione che abbiamo organizzato nei mesi precedenti alla Gmg”.
Gli animatori vengono ognuno da un vissuto diverso, hanno età che oscillano dai 21 ai 30 anni.
Marinella è una delle più piccole, viene da Bari e per lei questa esperienza era irrinunciabile. Dopo aver vissuto Madrid come pellegrina, ha accettato di vivere la Gmg dal di dentro. “Mi sento un po’ come ‘il pianista sull’oceano’ – dice – perché sto vivendo questo grande incontro internazionale attraverso gli occhi e i racconti degli altri, dei tanti che varcano la soglia di Casa Italia”.
Gabriele e Maria Teresa sono invece una coppia – come Bebo e Federica. Hanno deciso di trascorrere le loro vacanze estive a servizio dei loro coetanei italiani. La loro prima Gmg insieme. “E’ bello poter condividere una esperienza di vita e di fede – dicono. Questa esperienza ci rafforzerà come singoli e come coppia”. In questi giorni a Cracovia hanno stretto tante mani e intrecciato tante relazioni, anche con i Vescovi che sono stati molto presenti a Casa Italia, con i loro giovani o semplicemente per un saluto, per una confessione, per una messa.
Chiara, 21 anni, di Tursi è diventata la mascotte del gruppo con i suoi grandi sorrisi e i suoi molti abbracci. “La chiave dell’accoglienza – racconta – sono la sincerità e l’amore perché se accogli le persone con questi sentimenti, loro si aprono e si sentono davvero a casa”. E i tanti giovani che ha accolto a Casa Italia l’hanno stupita con la loro gratitudine e con gli sguardi d’affetto, l’hanno ringraziata per aver ascoltato le loro storie, le loro lamentele, magari mentre facevano la fila per il bagno. Ma anche lei ha stupito loro costruendo ponti con un sorriso.
E poi c’è Matteo con il suo orgoglio sardo, Andrea detto Toma con la sua dolcezza, Claudia e Ilaria, con la loro precisione lombarda, e ancora tra i più grandi Ermanno e Andrea che le ferie lavorative le stanno spendendo a Cracovia. Martina alla sua prima Gmg, Irene e Michele alla loro seconda esperienza a Casa Italia, suor Carlotta e suor Raffaella, le sagge del gruppo. Tutti con un sorriso da offrire a chiunque varchi quel cancello.
Claudio è uno dei ragazzi più grandi. Trent’anni, un carattere solare e la scelta di ‘spendere’ il suo periodo di ferie a servizio degli altri. Non si aspettava tutti questi incontri, non si aspettava tutta questa gente, ma il loro entusiasmo l’ha contagiato. “Ho sentito ogni giorno che c’era qualcosa di importante che dovevo fare, che non ero qui per caso, che aver mollato i miei impegni, la quotidianità aveva davvero un senso”.
Claudio e gli altri ragazzi sono entrati a Casa Italia quando ancora era abitata da altri, hanno “costruito le fondamenta” e questo l’ha resa casa prima di tutto per loro e poi per gli altri.
“Non dimenticherò questo cortile – commenta don Michele Falabretti -, soprattutto durante la via crucis quando le sedute erano tutte occupate e c’erano i ragazzi che guardavano il video in silenzio, proprio come avrebbero fatto a casa”.
Una casa in cui si sono intrecciati legami, in cui “ognuno dei ragazzi è stato sé stesso – come dice Claudio – uscendo allo scoperto, mettendosi in gioco e correndo anche dei rischi”. “Ho capito – conclude – che sono qui perché non potevo essere in nessun altro posto”.