Non c’è domenica senza venerdì. Non può che essere questa la frase che echeggia e guida la giornata del 29 luglio, qui in Polonia, mentre papa Francesco, in un silenzio capace di spiegare più di ogni parola, durante la Gmg compie la sua Via Crucis ad Auschwitz e i giovani, nella chiesa di Sulkowice, provano a capire “come si diventa strumenti di misericordia”. Lo fanno, oggi, con un catechista d’eccezione, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Sullo sfondo, il ricordo di una storia, quella dell’Olocausto, che ha lasciato segni indelebili nei racconti di quanti si sono resi con il proprio martirio nei lager, autentici testimoni della croce.
Una croce che tuttora l’umanità vive in questo tempo di sangue e terrore. Un confronto intenso su temi scomodi, impegnativi e intrinsecamente connessi alla misericordia: perdono, memoria, preghiera. Poi, il riferimento alla giustizia, che ugualmente rappresenta un valore cardine in questo Anno Santo, assieme alla carità. “Bisogna operare per la giustizia ed impegnarsi, in prima persona, responsabilmente, anche nell’attività politica per costruire la società del domani”, ha spiegato il porporato. Sono poi le “piaghe della modernità, dall’eutanasia all’aborto, all’utero in affitto” il cuore dell’interrogativo con cui un giovane interpella Bagnasco che non nasconde la realtà dei fatti e avverte: “Viviamo in un’immensa bolla di bugie e queste aberrazioni, addirittura regolarizzate dalle leggi, vengono considerate come atti di amore. Il male, ormai, si confonde con il bene. Ecco la grande menzogna che tutti respiriamo: per voi sarà più difficile affrontare il futuro ma dovete avere il coraggio di dire che questo è sbagliato”. Infine, il benevolo suggerimento ai giovani per proseguire con ottimismo il cammino di credenti. “Di fronte all’incostanza dei sentimenti e agli umori ballerini del giorno – chiosa Bagnasco – occorre fare una vera e propria ginnastica spirituale. Senza timore alcuno, perché la misericordia è l’amore del Padre che si fa fedeltà, tenerezza, e fecondità: se ci riconosciamo in questo abbraccio, allora sì che sapremo essere veri volti misericordiosi”.
(Francesca Cipolloni)