“I giovani, credenti e non, cristiani o appartenenti ad altre fedi, hanno la capacità di ‘sognare’ ad occhi aperti un futuro di pace e di concordia tra i popoli, lontani mille miglia da logiche di guerra e di violenza”. È fiducioso monsignor Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e presidente di Pax Christi Italia, nella capacità delle giovani generazioni di “immaginare e realizzare un mondo diverso da quello attuale”. Una “convinzione”, spiega, confermata dall’“entusiasmo” visto in questi giorni a Cracovia, durante la Giornata mondiale della gioventù, e in modo particolare sabato sera alla Veglia di preghiera, presieduta da Papa Francesco, al Campus Misericordiae: “Basta pensare agli applausi che hanno scandito l’invito del Santo Padre a ‘far sì che le tue mani, le mie mani, le nostre mani si trasformino in segni di riconciliazione, di comunione, di creazione’ e a ‘lasciare la tua impronta nella vita, un’impronta che segni la storia, che segni la tua storia e la storia di tanti’”. In questi giorni, prosegue il vescovo, “con la presenza di Francesco, il fascino della misericordia ha attratto il cuore delle centinaia di migliaia di giovani qui presenti”. È una certezza che Ricchiuti riconduce alla propria esperienza. Questa di Cracovia, racconta, è “la mia quarta partecipazione alla Gmg, dopo quelle vissute a Sidney (2008), Madrid (2011) e Rio de Janeiro (2013). Fatta eccezione per quella brasiliana, nelle altre ho potuto avvicinare molti giovani di diverse diocesi italiane come vescovo-catechista e ho potuto, dialogando con loro, constatare che è ora di eliminare, anche nell’opinione pubblica ecclesiale, quegli stereotipi e luoghi comuni sui giovani del nostro tempo. Non è captatio benevolentiae – dai giovani non ci si lascia facilmente raggirare da parole vane e vuote – ma certezza che mi porto dentro, e non da oggi. Quando i giovani hanno la possibilità di parlare dicono cose belle, anche se provocatorie e scomode. Se poi li si invita ad alzare lo sguardo, a guardare al mondo, ad appassionarsi per ciò che rivela la bellezza della vita e l’autenticità delle relazioni, allora non si fermano più”. Insomma, conclude il vescovo, “bisogna credere e puntare sui giovani”.