Storia di una ladra di libri
Regia: Brian Percival
La ladra di libri dei titolo è Liesel, figlia di genitori comunisti ma adottata e dunque salvata, alla fine degli anni ‘30, da una coppia tedesca. La donna è bisbetica dal cuore d’oro, mentre il marito è da subito gentile e insegna a leggere a Liesel. Tale diventa l’amore della piccola per i romanzi, che le permettono di fuggire da una realtà opprimente, da rubarne uno da un rogo pubblico nazista.
Inizia così la sua carriera di lettrice clandestina, cui si intrecciano le storie di altri ragazzini del quartiere e soprattutto quella di un giovane ebreo, sfuggito al pogrom della Notte dei Cristalli e nascosto dai genitori adottivi di Liesel. ll tutto è introdotto, concluso e a volte commentato da una voce narrante: nientemeno che della Morte, come già nel romanzo), i cui interventi sono paternalisti e ironici, derivativi dal ‘Mondo Disco’ di Terry Pratchett verrebbe da dire, ma stranianti e bizzarri in rapporto al film perché rari e poco integrati. Se le inevitabili tragedie e il tono rimandano a “Il bambino con il pigiama a righe”, non basta l’intento educativo a rendere sopportabile l’accumularsi di episodi e digressioni (come si volesse trasporre ogni capitolo del libro), che smorzano il ritmo e rendono sfiancante la lunga durata.